I nuclei familiari mi attraggono, da sempre. Per la complessità e l’intensità dei sentimenti che li caratterizzano. Li osservo, li immagino nella loro quotidianità e cerco di interpretarli durante lo shooting, offrendo loro PRIMA un momento di pausa e di svago e solo DOPO l’ interpretazione personale di quello che mi hanno trasmesso. Ne avevo già parlato dell’intensità di transfert emotivo che si sprigiona in una sessione fotografica per un ritratto di famiglia. Un nucleo familiare trasmette molto, a se stesso e agli altri. Ed ognuno di noi si porta dietro un fardello più o meno piacevole e più o meno pesante di dinamiche, ricordi, atteggiamenti che hanno caratterizzato il nostro nucleo originario. E che non sempre caratterizzeranno il nostro nucleo futuro.
Per me, un ritratto fotografico di famiglia equivale ad una prima cinematografica. Una poltrona in prima fila. Per vedere un gran bel film. Per tanti…e tanti…e tanti motivi. E quando un nucleo familiare arriva nel mio studio, affinchè lo interpreti a dovere, lo devo per prima cosa sentire “nella pancia”, sviscerandolo in affinità e diversità che ho conosciuto, sulla mia pelle o su quella degli altri.
Questa famiglia l’ho sentita fin dalla prima telefonata: la mamma molto garbatamente mi spiegò che aveva un anniversario importante da festeggiare e che da tempo desiderava delle belle foto con i suoi “uomini”. Voleva regalarsi (ed allo stesso tempo regalare) un servizio fotografico e sperava che suo marito ed i suoi figli capissero ed apprezzassero il regalo.
Mi chiamò con largo anticipo e, come sempre accade quando le cose si programmano troppo tempo prima, è successo di tutto, da ambo le parti perchè l’evento venisse rimandato per quasi un anno. Lei ha dovuto prendersi cura dei suoi genitori anziani per un certo periodo. Io sono stata lanciata in un vortice di eventi e mutamenti indelebili e quando tutto sembrava quasi pronto, ecco che il figlio minore ha un incidente con il motorino. E la sua riabilitazione è durata parecchi mesi.
Quando sono arrivati da me non ne potevano più e VOLEVANO essere ritratti. O almeno lo desideravano mamma e papà. Non sapevo se lo desiderassero così intensamente anche i ragazzi. C’è una notevole differenza quando i ragazzi grandi vengono da soli per un book fotografico o quando accompagnano mamma e papà per un ritratto di famiglia. La scioltezza e la voglia di divertirsi che si avrebbe nel primo caso lascia il posto alla diffidenza e ad una certa ritrosia nel secondo. Non nei miei confronti ovviamente ma verso mamma e papà, di cui io in quel momento rappresento un tubo di prolunga.
Ed è qui che comincia la vera sfida per un fotografo di famiglia: l’imbarazzo è evaporato subito perché sono molto curiosa di queste gioventù dei nostri tempi ed ho posto molte domande ai ragazzi, sui loro amici, sui loro amori, sui loro litigi da piccoli e da grandi, sulle loro dinamiche sia individuali che come coppia di fratelli.
A turno hanno posato prendendosi in giro, ridendo o rivelandomi piccoli segreti di se stessi e dell’altro, mentre mamma era al make up e papà osservava divertito.
Quando sono entrati sul set anche i genitori, il ghiaccio era ormai sciolto, si erano detti tutto ed erano pronti a far parte fotograficamente del LORO nucleo, senza riserve. Solo amorevolmente.
Ed è stata una bellissima sessione, che mi ha dato molto. Mi sono messa nei panni di figlio ed in quelli di genitore. E soprattutto nei panni di una mamma dolcissima, di figli maschi che ormai sono grandi, troppo grandi e che non si riescono a fermare un attimo per un contatto fisico che sia più lungo di un bacio o di un abbraccio. Quel contatto di cui una madre nutre e si nutre per anni e che poi, per forza di cose perde e deve perdere, per il bene dei propri figli. Ma le resterà a vita la nostalgia di quel contatto. Ed io l’ho sentita ed ho capito che l’avrò anch’io un giorno e solo allora ho immaginato la mia foto ideale, con mio figlio, da grande. Magari buttati su un prato, con la sua testa sulle mie gambe, a metà tra due fidanzati o due amici che si raccontano pezzi di vita.
Immersi nella potenza dell’amore più grande del mondo. Quello che non verrà mai sostituito da nessun altro, nonostante lo si ricerchi per tutta la vita. Quello che solo una madre può avere per i propri figli. Quello che si capisce troppo tardi, spesso quando non c’è più.
Li ho visti così ed ho avuto ia grande emozione di vedere sprigionare la gioia di questa mamma che finalmente li aveva fermati con se. Ed io ho fermato lei. Nella certezza della sua maternità. Per sempre.
Lascia un commento a questo post se ti va. Lo leggerò con piacere.
Difficilmente lascio commenti dopo aver letto un articolo anche se bello e interessante…ma queste parole, legate a questa immagine, mi hanno fatto emozionare pensando alla mia mamma ed agli abbracci che non concediamo più da figli cresciuti, se non di rado, e al mio futuro, quando un giorno sarò anch’io madre…e desiderosa di quegli abbracci..e mi è venuta voglia di correre dalla mia super mamma, con la M maiuscola!
Complimenti per i tuoi lavori!
Simona
Brava Simona, felice di aver contribuito un pochino! Corri da lei!
bel servizio complimenti..
questa volta le parole superano le fotografie…
devo ricordarmi di non leggere i tuoi post al lavoro, mi emoziono troppo… grazie, Laura
Laura….grazie a te. Anch’io ho pianto mentre lo scrivevo! Che schiappa di blogger che sono!
….e anche io mi sono emozionata.
grande Roby, grazie Roby
un abbraccio
gio’
wowww che brava che sei e questo post mi ha emozionata, da poco mi sono avvicinata alla fotografia ma da autodidatta e faccio ancor molti pasticci 😛 spero di crescere 🙂 se ti va di darmi i tuoi pareri ne sarei onorata…mi sa che da oggi tornerò molto presto
Benvenuta tra noi, mamma papera!
E’ sempre un gran piacere ammirare i tuoi scatti e leggeri i tuoi consigli …molto utili per semplici fotografi amatoriali quale il sottoscritto.