Quando guardate una fotografia, che sia vostra o di altri, vi può colpire o lasciare indifferenti e spesso non riuscite a spiegarvi perché.
Comprendere a fondo il linguaggio fotografico richiede un po’ di tempo. Affinare l’occhio invece è molto più semplice, basta osservare molto. La cultura fotografica, si forma piano piano sfogliando libri di fotografia costosissimi (ma anche free nelle grandi librerie), visitando le grandi mostre fotografiche in Italia (poche) o all’estero (tantissime). Perché solo guardando si impara.
L’ho sempre pensato, non mi sono mai stancata di ripeterlo e ne ho avuto conferma ultimamente: mio figlio oggi ha 6 anni, la sua prima mostra fotografica l’ha “vista” a 3 mesi, affacciandosi dal marsupio che tenevo addosso. Da allora ne ha viste tante altre, tutte quelle che mi interessavano, tutte quelle che ho pensato potessero arricchirlo. Alcune sbuffando, altre restandone invaghito. Eppure, quando mi vede lavorare al computer e sbircia tra i provini di un cliente, esprime sempre un suo parere con molta semplicità: mi piace o non mi piace, bella o brutta. E non sbaglia quasi mai perché se gli piace c’è sicuramente qualcosa che colpisce l’osservatore. Dico questo non per tessere le lodi di mio figlio (che poveretto mangia pane e fotografia da quando è nato, nel bene e nel male) ma solo per spiegarvi che l’occhio fotografico si allena con il tempo, che una mente fotografica si conquista piano piano osservando e analizzando gli scatti propri e quelli degli altri.
La ricetta magica per scattare una bella foto non esiste, ma esistono delle regole che bisogna conoscere per migliorare uno scatto. E queste regole (poche ma buone) abbinate ad una sensibilità comunicativa che cresce nel tempo, portano sempre a dei risultati. Prima di scattare dovete avere ben chiaro in testa cosa volete comunicare. Qualunque scena davanti a voi può avere uno o più significati. Non scattate subito, guardate a fondo la scena, aspettate che lei stessa vi suggerisca il “suo” significato.
Cercate la luce, dura o morbida che sia, trovatela e lavorate intorno a quella luce. Fiutate i colori, forti o tenui, a seconda dello scatto saranno fondamentali.
Saturateli se potete, sottoesponendo leggermente soprattutto davanti ad un paesaggio. E componete con garbo nell’inquadratura tutti gli elementi con cui desiderate comunicare: questa è la prima e fondamentale regola che dovete conoscere.
Ho già parlato di composizione fotografica più volte, ad esempio in un articolo sulla composizione fotografica nella fotografia per bambini, ma non mi sono mai soffermata sulle sue regole. Perché ce ne sono e tante anche. Ma la più semplice e sconosciuta a chi non è addetto ai lavori, quella che cambia tanto un’immagine ha un nome complicato solo in apparenza: regola dei terzi. In realtà è una regola molto semplice che restituisce molta dinamicità ad uno scatto. E fa la differenza: immaginate di dividere nel display della vostra fotocamera la scena in 9 riquadri tutti uguali. Alcuni display hanno già tracciate in bianco 2 linee verticali e 2 orizzontali equidistanti tra loro che si intersecano al centro in 4 punti formando un rettangolo centrale.
Spesso in quel quadrato centrale selezionate il punto di autofocus e istintivamente posizionate il soggetto proprio al centro di quel riquadro. Perché se la fotocamera ce l’ha evidenziato così bene nel mirino, evidentemente lo scopo sarà quello, avrete pensato. E invece no. Non è quello il punto migliore: le principali case produttrici di fotocamere realizzano nei display quelle 4 linee e quella zona visibilmente centrale, solo per complicarvi la vita a NON trovarci dentro i veri punti di interesse dell’inquadratura. Guardate questa fotografia, è bella ma avrebbe potuto esserlo ancor di più, se solo l’avessi spostata un po’ più a destra o a sinistra.
Vi racconto un aneddoto: tanto, ma tanto tempo fa, durante un PHOTOROMA SHOW andai con la mia espressione più ingenua al megastand Nikon, scelsi la faccia che mi sembrava più corrispondente ad un “capostand” e gli chiesi:
“Scusi, esiste un mirino intercambiabile con la netta divisione per la regola dei terzi senza area di predominanza centrale?”
Non dimenticherò mai il suo sguardo. Mi guardò a metà strada tra una demente ed una marziana e biascicò:
“C’è già nei nostri mirini la suddivisione orizzontale e verticale per la regola dei terzi”. Ed io implacabile:
“Si ma poi ve la siete mangiata al centro e confondete i 4 punti esatti dell’intersezione perchè avete aggiunto due linee in più che non c’entrano nulla”!
Lui scrollò le braccia al cielo e cercò l’aiuto di qualcun altro allo stand che mi portasse via come elemento di disturbo. E faceva bene perché se non avessi avuto ancora tante cose da vedere in fiera, lo avrei massacrato di domande sul perché non avevano fatto questo o quello. E magari mi sarei fatta chiamare qualche alto funzionario Nikon per suggerirgli esattamente il tipo di mirino che dovevano inventare per semplificarci la vita. Secondo me tutta la fuga di veri cervelli della fotografia appartenuti a Nikon o a Canon è andata a finire in Adobe. Lì si che ci aiutano a realizzare quello in cui non siamo riusciti mentre tenevamo in mano almeno 3 kg e mezzo di ferraglia!
Secondo la regola dei terzi i punti di interesse dell’ inquadratura vanno posizionati lungo le intersezioni di queste 4 linee perché l’occhio dell’osservatore si soffermerà proprio in corrispondenza di questi 4 punti. Applicando questa regola ai ritratti dei nostri bambini, dobbiamo far corrispondere almeno un occhio con uno di questi punti di intersezione. E se invece si tratta di una figura intera, ricordiamoci di posizionarla lungo tutta la linea verticale, di destra o di sinistra, mantenendo sopra la linea orizzontale superiore il volto oppure la parte che più ci interessa nella comunicazione.
In questa foto l’interesse dell’osservatore andava direzionato sul ventre materno.
Questa è una regoletta semplice semplice ma fondamentale che darà molta forza alle vostre fotografie. Saranno più dinamiche ed efficaci. Se non vi piace il nome chiamatela semplicemente “4 linee e 4 punti” così ve la ricorderete. Se avete anche voi un display incasinato di linee inutili e faticate a trovare i 4 punti giusti, non vi spazientite, perché ci vuole un po’ di allenamento ma prima o poi lo schema della griglia vi entrerà in testa (e vedrete il mondo diviso in questi 9 settori, ve lo garantisco).
Dopo il colloquio con quell’incompetente allo stand, ho preso 4 strisce sottili sottili di nastro adesivo colorato, l’ho attaccato sul display della mia Nikon, formando le 4 intersezioni giuste, ho scelto la modalità Live View e prima di scattare inquadravo, guardavo sul display dove cadevano le 4 linee e i 4 punti, reinquadravo e scattavo.
Dopo 6 mesi le ho tolte…….ormai le avevo in testa!
Lascia un commento a questo post se ti va, lo leggerò con piacere.
Come sempre un post interessante !
Stupendo.
Utile, semplice, efficace.
Ora non mi resta che metterlo in pratica!
Farò casini, già lo so 🙂
Ma prima o poi ti scrivo per chiederti qualche dritta… che ne dici?
Utilissimo, corro subito a cercare sulla mia fotocamera e poi parto con le prove!
Utilissimo post ci provo ma non e’ sempre facile!!!
Notte cara roberta
Meravigliosa!!
@Eli: WOW, grazie!
@Angela: è facile, è facile, occorre farci l’occhio!
@Robin: felice di esserti stata utile. Fammi sapere come va!
@Ondaluna: tu mi puoi scrivere quando vuoi!
@Adolfo: Grazie! Io lo so che tu già lo sapevi……..ma come mai tanti nostri colleghi mi scrivono stupiti da cotanta rivelazione? Eppure lo insegnano nel primo anno di qualunque corso base di fotografia! Che strano! Forse è una regola che si dimentica. peccato, eh?
Sempre utile un refresh su quest’aspetto.
Ho fatto anch’io la tua stessa ricerca presso i rivenditori Nikon, ovviamente senza trovare soluzione, dopo un pò trovai una ditta (mi sembra polacca) che realizza vetrini di messa a fuoco personalizzati, ma a cifre proibitive…
Così continuo ad “immaginare” il reticolo in fase di scatto ed ad aggiustarlo in post con CS5…. Chissà cos’hanno in testa progettisti ed ingegneri, continuano a mettere milioni di pixel in sensori piccolissimi, senza mai dare alla gente ciò che serve veramente…
E’ un argomento conosciuto , ma l’ho letto con molto piacere e mi sono chiesto perchè istintivamente mi sono soffermato sull’articolo anche se comunque ne conoscevo i contenuti … Le tue stupende foto e sopratutto la scelta nel come corredare i tuoi pensieri. Se come fotografa ti conoscevo già bravissima , come blogger ti stai superando , miscelare sapientemente pensieri , sentimenti e immagini non è da tutti, di nuovo complimenti
@ Giacinto: grazie! Fanno sempre molto piacere i tuoi commenti! A presto.
@ Schut: thank you so much for your attention! Read me soon!
Utilissima spiegazione, ho letto molta passione nel tuo post!
Grazie per l’incoraggiamento ad imparare..a nche se per semplici foto ai miei figli!
Rosa, blogger Craft con una piccola nikon